Agora Maquinè

Benvenuti nella Mata Atlantica, una delle aree con maggiore biodiversità del mondo. Qui convivono oltre trecento specie vegetali endemiche, tra cui tre secie di bambu native (di cui una è il bambù gigante), molte leguminose come acacie (della stessa famiglia della mimosa), molte bromeliacee, orchidee, palme, un’infinità di alberi da frutta, araucarie,la palma Jucara e molto altro ancora. Molte di queste producono cibo spontaneamente, come il banano, tra gli altri. 30 ettari costano circa 25 mila euro.

In più, una laboriosa popolazione di discendenti africani, europei e nativi coltivano jucca, mais, canna da zucchero, girasole, tabacco, arachidi, agrumi e quasi tutte le delizie tropicali come mango, papaya, guayava, maracuja (frutto della passione) eccetera.

Qui vive in una proprietà di 5 ettari Hamiltom, soprannominato da noi “il Maestro”. Questo curioso tipo ci riceve nella sua serra, dove processa le numerose varietà di sementi a cui dedica la sua vita, e che scambia con altri agricoltori. Non accetta denaro. Il tetto della serra è ricoperto da una pianta rampicante dal cui tronco si estrae l’hayahuaska, antichissima pozione magica dei popoli nativi di questo continente. Hamiltom coltiva 5 varietà di mais, pazientemente seleziona i grani migliori, custodendo il sapere millenario dei popoli Guaranì e degli agricoltori mesoamericani. Produce sementi di tabacco e girasole multicolore, senape, ceci, fagioli, favino, zucche rampicanti di tutte le forme e colori, cetrioli, cocomeri e meloni.

Ci fermiamo qui quattro giorni, montando le tende nella casa di legno in costruzione. Le zanzare ci ucciderebbero altrimenti. In questo breve ma intenso periodo lavoriamo con Hamiltom, selezioniamo semi, raccogliamo ogni giorno gli alimenti che Lisandra cucina sulla stufa di mattoni nella serra, peschiamo nel fiume, impariamo molto, fumiamo tabacco e marijuana biologici rollati nella chala, la foglia che avvolge la pannocchia del mais. Mangiamo fagioli, riso, mandioca, uno stufato di tatù (ovvero armadillo) e beviamo caffè organico (sempre prodotto qui). A volte aggiungiamo un tocco di cacao, sempre di qui. La colazione sono banane arrostite sul fuoco, cous cous di mais e farinha (mandioca o yucca), marmellata di banane viola. Il primo giorno Hamiltom torna da un campo vicino, abbandonato, con un sacco pieno di maracuja, da cui estraiamo il succo e di cui secchiamo le migliaia di semi.

Dopo questa amena esperienza Hamiltom ci porta ad una festa gaucha (ovvero della cultura del Brasile meridionale), dove si beve e si fuma accompaganti dalla musica tipica della regione con fisarmonica, chitarra ed uno strumento simile al putipù nostrano. All’indomani della festa, che si svolge in mezzo alla mata, dove tra l’altro avvistiamo una sorta di pitone di un metro e mezzo e una tarantola gigantesca, ci incamminiamo per la stradina sterrata dove due strani ingegneri brasiliani di origine crucca ci danno un passiaggio prima nel cassone del pick-up fino al paesino vicino, e poi, dopo averci offerto addirittura il pranzo, ci portano fino alla stazione di autobus di Osorio, questa volta comodamente seduti all’interno dell’abitacolo. Lì, un provvidenziale ritardo dell’autobus diretto a Florianopolis ci permette di risparmiare diverse ore, e ieri sera per la notte giungiamo nell Isola della Magia, come la chiamano qui. Dopo aver pernottato in un hotel da quattro soldi e aver assistito al tradizionale carnevale brasiliano, stamane ci dirigiamo a Cara Kura, da odve vi scrivo, altro luogo incredibile di cui domani scattero alcune foto…