Sabina mon amour

Ho dedicato il weekend appena passato all’esplorazione di un pezzetto di Sabina.

Sono partito Sabato mattina di buon’ora con l’idea di arrivare a Pontesfondato, una frazione di Passo Corese, nel pomeriggio. Ho deciso di non usare il navigatore né le mappe del cellulare, così ho fotocopiato un pezzo della mappa della provincia di Roma che ho comprato per queste occasioni, e sono partito con una bussola incollata sul manubrio (la stessa bussola che mi ha accompagnato a Londra l’anno scorso).

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Abbiamo dimenticato come si viaggia con le mappe. Sono sempre stato un discreto navigatore e le mappe mi sono sempre piaciute molto, ma si fa presto a dimenticare alcune regole di base:

  • la mappa non è il territorio;
  • dare sempre ascolto alla gente del posto;
  • osservare la regola qui sopra cum grano salis;
  • meglio fermarsi 5 minuti in più a un bivio che sbagliare strada (la più importante di tutte).

Ed è così che , non avendo osservato nessuna di queste quattro regole, dagli iniziali 62Km che avevo programmato, mi sono ritrovato a farne quasi 100, di cui gli ultimi cinque su uno sterrato per cui la mia bici (e le mie gambe stanche) non erano preparate. In ogni caso ho percorso i suddetti 100km in meno del previsto, arrivando a destinazione entro le 16.

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Sono stato ospitato da Silvia, una ragazza di Couch Surfing che studia a Roma ma ha deciso di vivere in una casa piuttosto sperduta nella campagna.

L’indomani mattina sono ripartito alle 8 per andare a incontrare Donna Marzia alla stazione di Poggio Mirteto scalo. Da lì ci siamo diretti insieme verso Roccantica, dove c’è una falesia attrezzata per l’arrampicata e dove avevamo appuntamento con il resto della combriccola per una giornata di scalate e roccia.

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L’ascesa a Roccantica, ancorché breve in termini di chilometri, è stata molto dura: la salita non molla mai, e ci sono pendenze che ti costringono ad alzarti sui pedali e concentrarti. A tratti ho dovuto spingere la bici sugli ultimi pezzi sterrati del sentiero di avvicinamento.

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Dopo aver scalato (con scarsi risultati dovuti alla stanchezza dei due giorni di bici), verso sera abbiamo ci siamo rimessi in bici per tornare a prendere il treno a Poggio Mirteto. Il sole e le nuvole hanno illuminato la valle con una luce che lasciava a bocca aperta:

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