Intendiamoci

Non è questo il racconto di gesta impressionanti, ma neppure quel che si direbbe normalmente un racconto un po’ cinico; per lo meno, non vuole esserlo. E’ un segmento di una vita raccontata nel momento in cui ha percorso un determinato tratto…

Un uomo nell’arco di sei mesi della propria vita può pensare a molte cose, dalla più alta speculazione filosofica, al più basso anelito per un piatto di minestra ed un letto pulito, in totale correlazione con il suo stato di stanchezza; e se al tempo stesso ha in sé qualcosa dell’avventuriero, in questo lasso di tempo può vivere momenti che forse risulteranno interessanti ad altre persone, e il cui racconto spassionato risulterebbe qualcosa di simile a questo blog.

Così, la moneta fu lanciata in aria, volteggiò a lungo su sé stessa, cadde una volta su “testa” e qualche altra su “croce”. L’uomo, misura di tutte le cose, parla qui per bocca mia e racconta nel mio linguaggio ciò che gli occhi hanno visto; magari su si dieci “teste” possibili ho visto solo una “croce”, o viceversa, questo è probabile e non ci sono attenuanti; la mia bocca narra quello che i miei occhi le hanno raccontato.

Forse la mia vista non è mai stata panoramica, ma sempre fugace e non sempre adeguatamente informata, e i giudizi sono troppo netti? D’accordo, ma questa è l’interpretazione che una tastiera ha dato all’insieme di impulsi che avevano portato a battere sui tasti, e quegli impulsi sono ancora vivi, volteggiano nell’aria che mi circonda, nella casa di Tommaso a Cochabamba, si mescolano con il fumo della sigaretta che produce strane forme nell’alba Boliviana, e si preparano a cambiare, a modificarsi, ad evolvere.


Liberamente tratto da “Latinoamericana” di Ernesto Che Guevara (Universale Economica Feltrinelli p. 17).