Esquél, Patagonia Argentina
Siamo arrivati fino a qua. Siamo in Patagonia, la Patagonia di Chatwin, di Sepulveda, ma soprattutto la nostra Patagonia, la de los Guerreros del Arco Iris.
La Patagonia è un luogo incredibile, le distanze sono incompresibili, l’archittettura tirolese, i cani randagi abbondanti e festosi, la vibra latina. Il cielo annuvolato ci regala dei contrasti mozzafiato. Sappiamo che la cordigliera è qui, alla nostra destra, ma ancora non l’abbiamo vista bene, colpa delle nuvole o della naturale soggezione che questo monumento naturale ti incute. In ogni caso domani Domani.
Dopo aver lasciato Buenos Aires, o Capital se volete, ci siamo diretti a San Carlos de Bariloche, la porta di Ingresso della Patagonia, dove un paesaggio collinare introduce il tema andino, e si congeda da quello della Pampa. Il viaggio è stato incredibile, 22 ore su un autobus comodissimo che non si è fermato praticamente mai. Arrivati a Bariloche abbiamo fatto un breve giro della città, e ci siamo diretti a El Bolsòn, pochi kilometri più a sud. Ovvio. Trascorsi tre giorni di pioggerella perenne a El Bolsòn, visitato un centro di permacultura chiuso e deserto, e condiviso una pizza cotta sulla brace con un plotone di fricchettoni alcolizzati, ci siamo rimessi in marcia, per la precisione fallendo nel tentativo di trovare un passaggio, e quindi scegliendo il mezzo più comodo.
Quindi per farla breve, siamo arrivati qui, ovvero a Neuquén, con una autobus costosissimo. Stasera a cena, nella cucina del campeggio/ostello dove siamo alloggiati, abbiamo tirato fuori la carta per decidere il da farsi, e grazie alle indicazioni di persone di cui non so il nome, abbiamo deciso di partire domani di buonora, prendere un autobus (che costa $4, quattro pesos, un dollaro) fino a Trevelin (un luogo che ha a che vedere con il Galles, non so ancora esattamente come), e poi proseguire da lì in autostop, verso il Cile, e verso una cittadina/paesino/buco di culo che si chiama Villa Santa Lucia. Da lì l’idea è di proseguire in Cile per poi ripassare in Argentina più a Sud.
Il punto è che oramai la nostra missione è diventata quella di giungere a Ashuaia, sani, salvi e uniti, tutti e tre. Io e Hugo abbiamo già sedato diversi tentativi di ammutinamento da parte di Lizzette, quindi per ora il piano funziona. La parola Sud (Sur in Castigliano) ricorre un numero imprecisato di volte in ogni idea che viene espressa o taciuta. Ho comprato una bussola per avere sempre presente dove stiamo andando, e mi rallegro vedendo che oscilla di poco attorno alla rotta dei 180°, ovvero, appunto, Sud.